Lunch box, bento, dabba, schiscetta

l’arte di comporre il porta pranzo

Testo e ricetta a cura di Myriam Sabolla www.thefoodsister.it

Il porta pranzo è un oggetto comune in tutto il mondo, utilizzato per trasportare il cibo al lavoro, a scuola o in viaggio. Italo Calvino dedica addirittura un capitolo di Marcovaldo alla pietanziera, un racconto piuttosto surreale in cui il protagonista (come facciamo in molti) porta al lavoro gli avanzi della sera prima ma finisce in un guaio scambiando il suo pranzo con quello di un bambino. Ecco come inizia il racconto:

Le gioie di quel recipiente tondo e piatto chiamato «pietanziera» consistono innanzitutto nell’essere svitabile. Già il movimento di svitare il coperchio richiama l’acquolina in bocca, specie se uno non sa ancora quello che c’è dentro, perché ad esempio è sua moglie che gli prepara la pietanziera ogni mattina. Scoperchiata la pietanziera, si vede il mangiare lì pigiato: salamini e lenticchie, o uova sode e barbabietole, oppure polenta e stoccafisso, tutto ben assestato in quell’area di circonferenza come i continenti e i mari nelle carte del globo, e anche se è poca roba fa l’effetto di qualcosa di sostanzioso e di compatto. Il coperchio, una volta svitato, fa da piatto, e così si hanno due recipienti e si può cominciare a smistare il contenuto.

Ti suona familiare?

In ogni cultura, i porta pranzo hanno caratteristiche e tradizioni uniche, che riflettono le preferenze alimentari e le abitudini sociali del paese.

Il bento giapponese, per esempio, è uno dei porta pranzo più famosi al mondo. Si tratta di un contenitore di tre o quattro scomparti, in cui vengono disposti diversi piatti, come riso, pesce, carne, verdure e frutta. I bento tradizionalmente sono realizzati con materiali preziosi, come la lacca istoriata e decorata; oggi sono molto comuni quelli decorati con disegni o personaggi dei manga, spesso riprodotti anche nel cibo che viene disposto con arte all’interno: per avere un’idea del livello di complicazione e di bellezza, basta guardare questa gallery 😍

Il dabba indiano è un sistema di consegna del cibo che risale a secoli fa. I dabbawalas, lavoratori specializzati, consegnano i pasti da casa ai lavoratori negli uffici e nelle fabbriche. I dabba sono contenitori di metallo in cui vengono disposti i piatti, che vengono poi sigillati e consegnati: se non lo avete visto, consiglio di guardare il film Lunchbox, una commedia romantica in cui il dabba gioca un ruolo fondamentale.

I porta pranzo sono un modo pratico e sostenibile per trasportare il cibo, oltre a che uno strumento per esprimere la propria creatività e la propria cultura. Ne ho parlato anche nel mio libro “Mangia bene, lavora meglio”, ma puoi leggere anche questi articoli che ho scritto per il blog di Blimplus (ci sono anche diverse ricette):

Due ricette a prova di porta pranzo

  1. Facili, vegetali, perfette da portare con te al lavoro, ma anche in gita. E, ovviamente, con ingredienti di stagione ispirata ai bento box giapponesi, ecco la ricetta degli Onigiri: sono delle “polpette” di riso triangolari, molto popolari tra i bambini in Giappone che li mangiano come snack o merenda. La ricetta base può essere farcita a piacimento, io per esempio amo semplicemente celare nell’onigiri un pezzetto di prugna umeboshi, salata e saporita.

Per la cottura del riso, versa 200 g di riso per sushi in una ciotola e coprilo con acqua fredda; scolalo dopo 30 secondi circa. Ripeti questa operazione, strofinando tra loro i chicchi in modo che rilascino l’amido, per 2 o 3 volte. A questo punto versa il riso in una pentola (preferibilmente di ghisa), copri con 240 ml di acqua filtrata o minerale, e lascialo riposare per mezz’ora. Copri la pentola con il suo coperchio e porta a ebollizione: sempre senza aprire il coperchio, abbassa la fiamma o il calore a un livello medio e fai cuocere per 10 minuti. Trascorso questo tempo, abbassa al minimo e fai cuocere per 5 minuti. Infine, lascia riposare a fuoco spento, sempre col coperchio, per altri 10 minuti. Una volta terminato il riposo, apri il coperchio e smuovi dal basso verso l’alto il riso, con l’aiuto di una spatola.

Con il riso appena cotto, modella gli onigiri: bagnati le mani e cospargile con poco sale. Prendi 50 g di riso e posizionalo sul palmo della mano, forma un avvallamento al centro e mettici un cucchiaino di ripieno. Coprilo con altri 50 g di riso cotto e forma un triangolo usando le mani.

Usa una striscia di alga nori per appoggiare l’onigiri e prenderlo in mano per mangiarlo.

2. Nella cucina indiana il nome dal si riferisce ai legumi decorticati e spezzati, ma è anche usato per indicare delle preparazione a base di questi ingredienti. Questa ricetta di dal si può fare con piselli gialli spezzati come in originale, ma anche con lenticchie rosse o cicerchie decorticate.

Unisci 1 tazza di legumi decorticati, 1 cucchiaio di curcuma, mezzo cucchiaino di cardamomo, 1 foglia di alloro, sale e 4 tazze d’acqua in una grande casseruola, e porta ad ebollizione. Regola la fiamma in modo che il composto sobbolla dolcemente, coprire parzialmente e lascia cuocere per 40 minuti. A cottura ultimata, rimuovi la foglia di alloro e, se vuoi, frulla parzialmente.

A questo punto prepara il tadka, ovvero il composto aromatico che darà sapore alla zuppa: metti 2 cucchiai di olio di semi in una piccola casseruola a fuoco medio-alto. Quando l’olio sarà caldo aggiungi 6 chiodi di garofano e lascia sfrigolare per circa 30 secondi. Aggiungi 4 spicchi di aglio a fettine e cuoci, mescolando continuamente, senza farlo bruciare. Aggiungi 1 cucchiaino di peperoncino in fiocchi e spegni il fuoco.

Versa infine il tadka nel dal; mescola delicatamente e guarnisci con foglie di coriandolo fresco.

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